venerdì 25 novembre 2011

Sui draghi e i ricchi


Di lavoro faccio il cacciatore di draghi. Ed è un lavoro ingrato. Per due motivi: i draghi e la gente. Se il lavoro del cacciatore è già snervante e difficile di suo, lasciatemi dire che andare a rincorrere per uccidere creature grosse come un camion, capaci di volare, sputare fuoco dalle fauci e con una corazza che neanche i migliori fucili e mitragliatori riescono a scalfire è un lavoro che nessuno sano vorrebbe fare.



Di fatti siamo sempre meno e non solo per il fatto che la maggior parte di noi è passata a miglior vita abbrustolita o sbranata. Di fatto io sono rimasto il migliore, che nel nostro mestiere, vuol dire che sono il prossimo della lista per il viaggio di solo andata per il paradiso. Sempre che riesca a trovare lavoro, naturalmente. Questo infatti è il secondo problema: la gente. Ci sono sempre meno commissioni e sempre meno persone che ci chiamano per qualche intervento o solamente per avere lo scalpo di un bel drago in casa. Il motivo del calo della domanda non è ancora oggi del tutto ben spiegato. I nostri capoccia stanno facendo tante indagini di mercato per capire come risollevare il settore, ma ad oggi nessuno è riuscito a capirci niente. Volete sapere quello che penso io?

E che oggi non c’è più nessuno disposto a darci credito. Vi racconto la mia ultima esperienza con un papabile cliente, un riccone di questi che vivono in case tanto lussuose quanto vuote, piene di pezzi di collezione e di animali rari che lui, il riccone, non aveva mai visto se non sulla tv satellitare. Insomma pezzi di vanteria e analgesici per il suo ego e per la sua vita triste.  Fatto sta che gli avevano parlato di me dicendogli che ero un cacciatore di animali rari abbastanza per la sua collezione e voleva vedermi. Erano anni ormai che non andavo in giro per il mondo per una bella caccia e l’idea di un nuovo incarico mi eccitava non poco. Non so descrivervi a parole quanto è bella la caccia: è l’aria di zolfo che respiri in posti che sembrano normali, ma che sono le tane di quei mostri; è il terrore che ti prende ogni maledetta volta quando ti sta davanti quella montagna di muscoli, nervi, carne e fuoco; è il rispetto che brilla negli occhi di tutti e due prima della battaglia; è il sudore e lo sforzo per scappare; è il grido smorzato che ti rimane in gola quando senti che è la bestia che sta vincendo; è la rivelazione che tu e quella bestia siete niente e siete tutto in quegli attimi in cui vi battete, siete la storia che si ripete da milioni di anni, siete la natura e il disegno del mondo; è la gioia e la tristezza mescolate insieme quando vedi il drago lì moribondo che lascia questo mondo per sempre e ti pare che sia un tuo caro amico che ci sta lasciando la pelle; non so se sia tutto questo oppure qualcos’altro a rendere questo lavoro così eccitante, però non me ne importa molto: voglio continuare a fare il cacciatore di draghi finché non sarà venuto anche per me il turno di andarmene. Raccontai tutto questo al riccone e sapete quale fu la sua unica reazione? Mi sorrise, così come si fa con un bambino o con un pazzo.

“Draghi? Lei mi vuol raccontare che caccia draghi?” continuava a chiedermi incredulo. A niente è servito fargli vedere foto o resti di questi magnifici animali, il riccone continuava a guardarmi con quel sorrisetto irritante. So che le persone oggigiorno sono più difficili da convincere dell’esistenza di questi animali: ormai sono sempre meno e sempre meglio nascosti e nessuno ne parla ormai più. Bisogna aver pazienza continuano a ripetermi i miei capi. Io normalmente gli rispondo che se so aspettare giorni e giorni che un drago cada nelle mie trappole, saprò anche aver pazienza con degli umani. Mi sbagliavo. Guardando quest’uomo, questo trentenne a cui la vita ha sempre detto di sì, questo piccolo uomo che non è niente nella storia, ma che crede nel potere dei suoi soldi e non nelle più nobili e crudeli creature, quest’uomo che ha bisogno degli altri per poter vivere una vita che senza avventura non può andare avanti, quest’uomo che sorseggia drink alcolici per cercare di non pensare al fatto che la sua anima è già morta da tempo, quest’uomo mi guardava con ironia e con compassione! Non potevo essere paziente con questo cinico disilluso che non crede ai draghi! Per questo gli ho mollato un pungo sul muso e me ne sono andato lasciandolo bocconi per terra. Da allora i miei capi non mi chiamano più per nessun lavoro. E io sono qui a marcire in un ufficio cercando di tirare avanti fino al prossimo incarico. Devo solo aspettare che tutti i pivellini che i capi mandano allo sbaraglio si facciano carbonizzare vivi. A quel punto sarà di nuovo il mio turno.  

2 commenti:

  1. Divertente :-D

    Ciao Dino, ho scritto quel post su Tolkien di cui ti avevo parlato!

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  2. grande claudio, appena posso lo leggo con interesse! Grazie per il commento

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