Rieccoci dopo tanto tempo con una
nuova considerazione ottusa. I giorni trascorsi dal mio ultimo post sono stati
occupati da situazioni più o meno dolorose, l’ambientamento nella nuova vita
romana e tanto altro. Dato che mi sono ripromesso però di cercare sempre “i
diamanti anche nella cacca”, mi dico ( e sento di non ingannarmi) che come un
placido fiume che quotidiano mi passa accanto tra la mia colpevole
indifferenza, la vita ha deciso di rompere i miei fragili argini e di
trasportarmi con veemenza lì dove io non volevo andare e dove molto
probabilmente non sarei mai andato. E nonostante le onde, il fango e le
cicatrici, la vita, come l’acqua di biblica memoria, ha spazzato le mie
illusioni e per poco tempo ho potuto assaporare quell’Essenza dell’esistenza
che rende così bello il vivere.
Si perché le tragedie o i dolori
o i piccoli fastidi sono come le parole o i numeri o i disegni: non sono autosufficienti,
da soli non bastano a se stessi. Il loro compito non è quello di esistere, ma
quello di rimandare sempre a quel qualcos’altro che è l’origine e la fonte del
segno. Il dolore, leggevo, è sempre metaforico, è accompagnato sempre da una
domanda di senso. Il dolore non può sostare per troppo tempo a pensare a se
stesso: non è la sua natura, non è il suo compito. Per questo voglio fuggire
dal dolore: lo confondo con un pantano da cui è impossibile uscire, mentre esso
è più simile ad una strada di montagna, in salita, faticosa, ma che alla fine
ti porta in cima. È dove mi porta il dolore? Non lo posso dire: non solo perché
il cammino sulla strada del dolore mi sembra finisca solamente quando finisce
il cammino su questa Terra, ma anche perché la meta di questo viaggio è un
luogo di cui nessuno può parlare ma solo balbettare. È l’essenza stessa della
vita, dell’uomo, la parte più intima e più vera, quella più bella e più
luminosa che ognuno di noi si porta dentro sin da quando è nato. Capisci perché
non posso e non voglio descriverla: avrei bisogno di una parola, ma come si può
racchiudere la Fiamma della vita in una parola? Non si può, c’è il mistero e
bisogna accettarlo. E tanto più il cammino prosegue, tanto più cadono le
illusioni e la scorza di egoismo, vizi, cattiverie, pigrizia che mi costruisco
ogni giorno sin da quando sono nato. Il dolore ha questo compito: portare l’uomo
all’uomo, mettergli di fronte l’enigma che è egli stesso, far prendere aria al
cuore, esporlo ai pericoli della vita, dell’amore, dell’amicizia e impedirgli
di chiudersi in mille corazze con cui difendersi. È proprio vero che per vivere
davvero bisogna morire ogni giorno un po’ di più: e lo posso fare solo se non
fuggo dal dolore, ma lo accetto come un dono che mi viene fatto per scoprire
sempre più me stesso e la mia fragilità.
L'uomo non è un enigma, carissimo... Prova dolore solo chi si rifiuta di ammetterlo.
RispondiEliminaLa penso in modo diverso, emakos! Lo so perché penso che ogni enigma abbia la sua risposta e nel caso dell'uomo credo che la risposta dell'enigma dell'uomo sia in Dio stesso e Dio stesso. Naturalmente potrebbe sembrare che dato che la risposta esiste l'enigma scompaia. Però penso non sia così: proprio perché esiste l'enigma esiste la risposta e proprio perché esiste la risposta esiste l'enigma. Anche perché se esistesse solamente la risposta, penso che avremmo una verità divina autoevidente e quindi la mancanza di libertà. Per questo motivo penso che l'enigma rimanga proprio perché chiede ricerca e risposta.
RispondiEliminaGrazie del commento emakos (purtroppo non mi ricordo il tuo nome reale :D)
La verità esiste, ed è autoevidente per chi non se la lascia sfuggire o la ignora tappandosi le orecchie. La mancanza di libertà esiste solo se identifichi libertà e libero arbitrio. Continuo a dirti, pensare all'"enigma" è solo un depotenziamento della fiducia umana in sè stesso.
RispondiEliminaP.S. Ma perchè questo font pesantissimo???
P.P.S. Sono EMAnuele COSta scemo! :D
P.P.S. Che ore fa l'orologio del tuo blog??? :)
RispondiEliminaCapisco di più l'enigma di Dino che l'autoevidenza di Ema... Forse la parola mistero aiuta per spiegare la presenza contemporanea di enigma e di risposta. Post interessante, Dino, il legame tra dolore e dono è sicuramente da apporfondire e credo sia fondamentale scoprirlo, piano piano.
RispondiEliminaGrazie.
RispondiEliminaNo, Cristian, quello che voglio dire è proprio che la vita, il dolore NON sono misteriosi, nè enigmatici. Sono chiari, disponibili, per chi vuole vederli.
RispondiEliminaAmmappete! (citando qualcuno) è un argomento denso e complicato questo ma si tirano fuori cose sempre nuove... Bravo Dinus!
RispondiEliminaFra