Sono le 10 e mezzo di mattina quando,
tremante, vedo i risultati dell’esame sostenuto due giorni prima.
Una delusione: non ho passato lo scritto e quindi mi brucio la
possibilità di sostenere l’orale. Un susseguirsi di stati d’animi
si avvicendano in me:prima l’incredulità; aggiorno e riaggiorno
la pagina per vedere se c’è un errore; segue l’incazzatura più
totale (che ancora dura) perché questo esame lo avevo preparato bene
ed ero sicuro di averlo fatto decentemente.
Incazzatura verso il
professore soprattutto, ma anche per l’ingiustizia che mi pare di
aver subito. Da parte di chi poi? Dalla Vita naturalmente: io studio,
fatico, lavoro mi lascio alle spalle momenti di divertimento con
amici e persone a cui voglio bene per che cosa poi? Un misero “Non
passato”. Un’ingiustizia perché lo sforzo da me fatto non è
stato minimamente retribuito, o almeno non nel modo in cui io mi
aspettavo: non mi è stato dato il giusto, ciò che meritavo. Però pensandoci bene a quale tribunale mi posso rivolgere? A quale potere mi posso
appellare che sia così forte da portare la stessa mia Vita sul banco
degli imputati? E ci sarebbe forse bisogno di questo tribunale? Io me
ne sbatto di giustizia e, nella mia arrabbiatura, non posso che
decidermi a farmi giustizia da solo! Eppure mi accorgo subito che
l’unica conseguenza di quest’azione sarebbe quella di farmi del
male. Alla fine insomma me la prendo sempre io in quel posto. E poi
arriva il momento della delusione, della disillusione sul futuro e le
mega-gigantesche “pippe” mentali sulle mie possibilità
lavorative. Ce la faro mai nella vita? Non sarò forse un fallimento
più totale in qualsiasi campo?
Ed è allora che mi è venuto in mente
ciò: cosa è il fallimento? Di primo acchito direi che fallimento
vuol dire principalmente un qualcosa che non è andato così come
doveva andare. Questo mi fa pensare che per avere un fallimento
bisogna avere anche uno scopo, o meglio una meta prefissata che guida
l’azione. Eppure mi chiedo il fallimento esiste davvero? Direi di
sì: esiste quando lascio che una mia azione sia influenzata da uno
“scopo di perfezione”, una meta ideale e per questo irreale;
questo è il vero fallimento della mia vita! Se lascio che un’idea
mi turbi così tanto e che un fantasma becero mi sconvolga per almeno
una giornata, allora posso dire che ho fallito: ho fallito nell’aver
vissuto la mia esistenza negandole una chiara possibilità: quella di
trasformare e di creare con la mia libertà un apparente fallimento
in una nuova possibilità ed una nuova strada che, se non fosse stato
per questo evento sgradevole avrei sicuramente perso per sempre.
Di certo l'ostacolo più grande che mi si pone di fronte a tutto ciò è il Dolore e la Paura: per ora rimangono per me degli ostacoli non da poco che prima o poi bisogna affrontare per poter maturare. Di certo non posso dire che sarà cosa facile e lineare, ma in fondo è proprio questo il bello della vita, no?
Dino dovevi fare filosofia!
RispondiEliminaLo penso anche io emanuele; vedrò di rimediare dopo la laurea in fisica :D grazie mille Emanuele!
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