sabato 17 settembre 2011

Sul felice fallimento


Sono le 10 e mezzo di mattina quando, tremante, vedo i risultati dell’esame sostenuto due giorni prima. Una delusione: non ho passato lo scritto e quindi mi brucio la possibilità di sostenere l’orale. Un susseguirsi di stati d’animi si avvicendano in me:prima l’incredulità; aggiorno e riaggiorno la pagina per vedere se c’è un errore; segue l’incazzatura più totale (che ancora dura) perché questo esame lo avevo preparato bene ed ero sicuro di averlo fatto decentemente. 



Incazzatura verso il professore soprattutto, ma anche per l’ingiustizia che mi pare di aver subito. Da parte di chi poi? Dalla Vita naturalmente: io studio, fatico, lavoro mi lascio alle spalle momenti di divertimento con amici e persone a cui voglio bene per che cosa poi? Un misero “Non passato”. Un’ingiustizia perché lo sforzo da me fatto non è stato minimamente retribuito, o almeno non nel modo in cui io mi aspettavo: non mi è stato dato il giusto, ciò che meritavo. Però pensandoci bene a quale tribunale mi posso rivolgere? A quale potere mi posso appellare che sia così forte da portare la stessa mia Vita sul banco degli imputati? E ci sarebbe forse bisogno di questo tribunale? Io me ne sbatto di giustizia e, nella mia arrabbiatura, non posso che decidermi a farmi giustizia da solo! Eppure mi accorgo subito che l’unica conseguenza di quest’azione sarebbe quella di farmi del male. Alla fine insomma me la prendo sempre io in quel posto. E poi arriva il momento della delusione, della disillusione sul futuro e le mega-gigantesche “pippe” mentali sulle mie possibilità lavorative. Ce la faro mai nella vita? Non sarò forse un fallimento più totale in qualsiasi campo?


Ed è allora che mi è venuto in mente ciò: cosa è il fallimento? Di primo acchito direi che fallimento vuol dire principalmente un qualcosa che non è andato così come doveva andare. Questo mi fa pensare che per avere un fallimento bisogna avere anche uno scopo, o meglio una meta prefissata che guida l’azione. Eppure mi chiedo il fallimento esiste davvero? Direi di sì: esiste quando lascio che una mia azione sia influenzata da uno “scopo di perfezione”, una meta ideale e per questo irreale; questo è il vero fallimento della mia vita! Se lascio che un’idea mi turbi così tanto e che un fantasma becero mi sconvolga per almeno una giornata, allora posso dire che ho fallito: ho fallito nell’aver vissuto la mia esistenza negandole una chiara possibilità: quella di trasformare e di creare con la mia libertà un apparente fallimento in una nuova possibilità ed una nuova strada che, se non fosse stato per questo evento sgradevole avrei sicuramente perso per sempre. 

Di certo l'ostacolo più grande che mi si pone di fronte a tutto ciò è il Dolore e la Paura: per ora rimangono per me degli ostacoli non da poco che prima o poi bisogna affrontare per poter maturare. Di certo non posso dire che sarà cosa facile e lineare, ma in fondo è proprio questo il bello della vita, no?

2 commenti:

  1. Dino dovevi fare filosofia!

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  2. Lo penso anche io emanuele; vedrò di rimediare dopo la laurea in fisica :D grazie mille Emanuele!

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